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martedì 17 luglio 2012

Il Preziosissimo Sangue di Gesù

 
Maria Valtorta
il 28 giugno 1943 scrive:
Dice Gesù:
"... Eccomi nella veste di Sangue. 
Guarda come trasuda e sgorga in rivoli sul mio Volto sfigurato, come scorre lungo il collo, 
sul torso, sulla veste, doppiamente rossa perchè intrisa del mio Sangue. 
Vedi come bagna le mani legate e scende sino ai piedi, al suolo. 
Sono proprio Colui che pigia l'uva di cui parla il Profeta, ma il mio Amore ha pigiato Me. 
Di questo Sangue che ho profuso tutto, sino all'ultima goccia, per l'Umanità, 
ben pochi ne sanno valutare il prezzo infinito e fruire dei meriti potentissimi.
Ora lo chiedo a chi lo sa guardare e capire, di imitare Veronica ed asciugare col suo amore 
il Volto Sanguinoso del suo Dio. Ora io chiedo a chi mi ama di medicare col suo amore 
le ferite che continuamente gli uomini mi fanno. Ora Io chiedo, soprattutto, 
di non lasciare sperdere questo Sangue, di raccoglierlo con attenzione infinita, 
nelle più piccole stille e spargerlo su chi del Mio Sangue non si cura...

Dì dunque così:


"Divinissimo Sangue che sgorghi per noi dalle vene del Dio umanato,
scendi come rugiada di redenzione sulla terra contaminata
e sulle anime che il peccato rende simili a lebbrosi.
Ecco, io ti accolgo, Sangue del mio Gesù,
e ti spargo sulla Chiesa, sul mondo, sui peccatori, sul Purgatorio.
Aiuta, conforta, monda, accendi penetra e feconda, o Divinissimo Succo di Vita.
Nè ponga ostacolo al tuo fluire l'indifferenza e la colpa.
Ma anzi per i pochi che ti amano, per gli infiniti che muoiono senza di Te,
accellera e diffondi su tutti questa divinissima pioggia onde a Te si venga fidenti in vita,
per Te si sia perdonati in morte, con Te si venga nella gloria del tuo Regno.
Così sia."

Ora basta, alla tua sete spirituale Io porgo le mie Vene aperte. 
Bevi a questa Fonte. 
Conoscerai il Paradiso e il sapore del tuo Dio, né mai quel sapore ti verrà meno 
se tu saprai venire sempre a Me con le labbra e l'anima mondata dall'amore."


Il mio Gesù aveva cominciato a parlare alle 4 di mattina,
(..) Gesù ferito e gocciante sangue.
Non è il bel Gesù biancovestito, ordinato, maestoso, delle altre volte, 
e non è il fulgente Pargolo dell’ultima volta, sorridente dal seno di Maria.
È un triste, tristissimo Gesù, le cui lacrime si mescolano al sangue, contuso, spettinato, 
sporco, strappato nella veste, con le mani legate, con la corona ben fitta sul capo.
Vedo distintamente la corona di grosse spine, non lunghe ma fitte fitte, che penetrano e sgraffiano le carni. 
Ogni capello ha la sua goccia di sangue e sangue scende, in rivoletti, dalla fronte sugli occhi, 
lungo il naso, giù per la barba e il collo, sulla veste, goccia sulle mani, 
e sembra più rosso tanto esse sono pallide, bagna la terra dopo aver bagnato i piedi.
Ma quello che è tristissimo a vedersi è lo sguardo … 
Chiede pietà e amore, e tradisce, sotto la sua rassegnata mansuetudine, un Dolore infinito.
Anche qui, se fossi capace, vorrei poterlo disegnare per lei e per me. 
Perché, se penso bene, nessun quadro di Gesù e Maria che io conosca assomiglia a ciò che vedo. 
Né nei tratti, né nell’espressione. Questa soprattutto manca nelle opere di autori.
( Da I Quaderni del 1943, di Maria Valtorta, ed. CEV)

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