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martedì 30 aprile 2013

PENSIERO E PREGHIERA DEL GIORNO


Ecco Dio è la mia salvezza

1.05.2013
S. Giuseppe lavoratore

At 15,36-16,3.8-15; Sal 99(100); Gv 12,20-28

“…proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre glorifica il tuo nome”.   (Gv 12, 27-28)  

I Greci, proseliti o ebrei della diaspora, vogliono vedere Gesù e si rivolgono a Filippo. Lo vogliono vedere; non dicono di volerci parlare, di volerlo interrogare, di riceverne qualche beneficio. Per Gesù suona come un segnale. Quello che doveva fare l’ha fatto, quello che doveva dire l’ha detto. Adesso deve solo essere innalzato perché tutti e ciascuno credano in lui. Ai giudei e ai discepoli aveva detto che non potevano andare dove lui stava andando; ai discepoli dirà che non li chiama più servi ma amici. Qui invece dichiara:”dove sono io , là sarà anche il mio servo”. Gesù innalzato abbraccia gli opposti. Culmine del cammino, questo è il “punto di vista” dal quale rivedere tutta la strada che il Figlio dell’uomo ha fatto con noi. Greco o Giudeo,discepolo, servo o amico, ciascuno, come chicco caduto a terra,  dimentichi sé stesso e contempli, nello Spirito, la gloria del Padre e del Figlio.

Preghiamo

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.                                   
   (dal salmo 97)

SANTO DEL GIORNO


San Giuseppe Lavoratore

1.05.2013

Nella festa del 19 marzo san Giuseppe viene festeggiato come padre putativo di Gesù: questa paternità lo qualifica e lo esalta facendo di lui uno dei personaggi più significativi e amati della Chiesa. Oggi invece si ricorda san Giuseppe nella sua condizione di operaio, di carpentiere e, come tale, patrono dei lavoratori.
E' una festa istituita da Pio XII nel 1955 con l'intenzione di dare al mondo del lavoro, che viveva problematiche nuove e di grande peso su tutta la società, un protettore e un modello. Ricordare san Giuseppe carpentiere significa anche riportare alla memoria l’ambiente in cui Cristo è nato ed è cresciuto come uomo, l'ambiente in cui ha vissuto quasi tutta la sua vita. Significa dunque ricordare che anche il Signore Gesù ha lavorato con mani di uomo, e di tutto l'uomo e di ogni uomo è modello e salvatore.


Lo stesso giorno, si ricorda anche san Riccardo Pampuri. Nato il 2 agosto 1897 a Trivulzio (Pavia), studente di medicina, durante la prima guerra mondiale prestò servizio militare a Vittorio Veneto negli ospedaletti da campo, dove si distinse per generosità ed eroismo. Finita la guerra, nel 1921, si laureò in medicina specializzandosi in ostetricia e ottenne la condotta a Morimondo, vicino ad Abbiategrasso. Mise a servizio di quella popolazione con la sua scienza anche tutta la sua dedizione, il suo tempo e le sue risorse. Nel 1927 entrò, a Milano, nell’ordine ospedaliero dei Fratebenefratelli e anche qui si distinse per la sua carità. Ammalatosi gravemente di tubercolosi, morì nel convento-ospedale di S. Giuseppe a Milano il 1° maggio 1930, a soli 32 anni. Il 4 ottobre 1981 Giovanni Paolo II lo proclamava beato.

RITO AMBROSIANO - MERCOLEDÌ DELLA V SETTIMANA DI PASQUA


Lettura degli Atti degli Apostoli 15, 36 - 16, 3. 8-15

Dopo alcuni giorni Paolo disse a Bàrnaba: «Ritorniamo a far visita ai fratelli in tutte le città nelle quali abbiamo annunciato la parola del Signore, per vedere come stanno». Bàrnaba voleva prendere con loro anche Giovanni, detto Marco, ma Paolo riteneva che non si dovesse prendere uno che si era allontanato da loro, in Panfìlia, e non aveva voluto partecipare alla loro opera. Il dissenso fu tale che si separarono l’uno dall’altro. Bàrnaba, prendendo con sé Marco, s’imbarcò per Cipro. Paolo invece scelse Sila e partì, affidato dai fratelli alla grazia del Signore. / E, attraversando la Siria e la Cilìcia, confermava le Chiese.
Paolo si recò anche a Derbe e a Listra. Vi era qui un discepolo chiamato Timòteo, figlio di una donna giudea credente e di padre greco: era assai stimato dai fratelli di Listra e di Icònio. Paolo volle che partisse con lui, lo prese e lo fece circoncidere a motivo dei Giudei che si trovavano in quelle regioni: tutti infatti sapevano che suo padre era greco.
Lasciata da parte la Mìsia, scesero a Tròade. Durante la notte apparve a Paolo una visione: era un Macèdone che lo supplicava: «Vieni in Macedonia e aiutaci!». Dopo che ebbe questa visione, subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci avesse chiamati ad annunciare loro il Vangelo.
Salpati da Tròade, facemmo vela direttamente verso Samotràcia e, il giorno dopo, verso Neàpoli e di qui a Filippi, colonia romana e città del primo distretto della Macedonia. Restammo in questa città alcuni giorni. Il sabato uscimmo fuori della porta lungo il fiume, dove ritenevamo che si facesse la preghiera e, dopo aver preso posto, rivolgevamo la parola alle donne là riunite. Ad ascoltare c’era anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiàtira, una credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo. Dopo essere stata battezzata insieme alla sua famiglia, ci invitò dicendo: «Se mi avete giudicata fedele al Signore, venite e rimanete nella mia casa». E ci costrinse ad accettare.

SALMO
Sal 99 (100)

   ® Il Signore è il nostro Dio e noi siamo il suo popolo.
oppure
   ® Alleluia, alleluia, alleluia.

Acclamate il Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza. ®

Riconoscete che solo il Signore è Dio:
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo. ®

Buono è il Signore,
il suo amore è per sempre,
la sua fedeltà di generazione in generazione. ®

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 12, 20-28

In quel tempo. Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».

venerdì 26 aprile 2013

PENSIERO E PREGHIERA DEL GIORNO


E' lo Spirito che dà la vita

27.04.2013
At 14,1-7.21-27; Sal 144(145); 1Cor 15,29-34b; Gv 7,32-36

“Dove  sono io voi non potete venire”.                   (Gv 7,34)

Il cardinal Martini aveva come motto:”Proveritate adversa diligere”: amare le avversità quando ci portano alla verità. Vale la pena attraversarle, se l’approdo è il regno di Dio. E’ quanto dicevano Paolo e Barnaba alle comunità da poco fondate. La promessa ricevuta in Gesù ha un valore non paragonabile alle difficoltà che il mondo ci procura (Rm 8,18). Dobbiamo credere che in queste tribolazioni non siamo soli: il nostro pastore vi passa  prima di noi e non lascia la nostra mano mentre guida i nostri passi. Lui sa da dove viene, dove va e dove ci conduce. Nessuno può andare presso di lui senza di lui. La prima domanda dei discepoli fu:”Rabbì, dove dimori?” (Gv 1,38). Confessando la loro “ignoranza”, manifestano il loro desiderio. Non così i giudei del brano evangelico. Essi si difendono da Gesù, come fosse una minaccia. Si pongono domande su di lui, ma non si lasciano interpellare da lui. La loro certezza religiosa di essere giusti li acceca (Gv 9) e lega le mani dell’onnipotente. Ma quelle mani inchiodate sapranno sconfiggere la morte anche per loro.

Preghiamo

I cieli annunciano la sua giustizia:
è Dio che giudica.
“Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici,
i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti.
Se avessi fame a te non lo direi.
Offri a Dio un sacrificio di lode
e sciogli all’Altissimo i tuoi voti;
invocami nel giorno dell’angoscia:
ti libererò e tu mi darai gloria”.                    
         (dal salmo 49)

SANTO DEL GIORNO


Beate Caterina e Giuliana del Sacro Monte di Varese, vergini XV secolo

27.04.2013
Caterina nacque a Pallanza dalla nobile e ricca famiglia dei Morigi; ancora fanciulla rimase orfana perché un’epidemia le tolse i genitori e i fratelli. Accolta da una certa Caterina del Silenzio di Milano, fu formata ad una intensa vita spirituale, cosicché sorse ben presto in lei il desiderio di consacrarsi totalmente a Dio. Sentendo che il Signore le indicava il Sacro Monte di Varese come luogo di preghiera, vi salì e si unì alle eremite che vivevano accanto al santuario mariano che, secondo la tradizione, era stato fondato da sant’Ambrogio. Poco dopo, in seguito ad una terribile epidemia, tutte le eremite morirono e Caterina, il 24 aprile 1452, decise di continuare da sola il cammino eremitico addentrandosi con intensa partecipazione nella contemplazione della passione di Cristo.
 
Dopo due anni, il 14 ottobre 1454, si unì a lei Giuliana Puricelli di Busto-Verghera, nata nel 1427 da una famiglia di poveri contadini. Giovane semplice e di grande docilità visse alla scuola di Caterina, che sviluppò in lei i carismi che possedeva: l’umiltà, la povertà, la carità, l’obbedienza e la purezza. La loro vita trascorreva nella preghiera, nella penitenza e nell’assistenza ai pellegrini che salivano al vicino santuario mariano. Verso il 1460 si unirono a loro altre compagne, e Caterina, per dare stabilità alla comunità, chiese al papa l’autorizzazione di professare la regola di sant’Agostino, di osservare le costituzioni di sant’Ambrogio ad Nemus di Milano e recitare l’ufficio in rito ambrosiano. L’autorizzazione giunse il 1° novembre 1474 e il 10 agosto 1476 le eremite poterono fare la loro professione religiosa e, passando alla vita cenobitica, elessero Caterina come loro abbadessa. Ebbe origine così il monastero di S. Ambrogio e S. Maria del Monte sopra Varese.
 
Caterina morì il 6 aprile 1478, quando la vita della piccola comunità, detta semplicemente delle Romite ambrosiane, era ormai ben consolidata. Giuliana invece spirò il 15 agosto 1501, sulla nuda terra, come era suo desiderio. Le due romite ambrosiane furono beatificate il 16 settembre 1769.
 

RITO AMBROSIANO - SABATO DELLA IV SETTIMANA DI PASQUA


Lettura degli Atti degli Apostoli 14, 1-7. 21-27

In quei giorni. Anche a Icònio essi entrarono nella sinagoga dei Giudei e parlarono in modo tale che un grande numero di Giudei e di Greci divennero credenti. Ma i Giudei, che non avevano accolto la fede, eccitarono e inasprirono gli animi dei pagani contro i fratelli. Essi tuttavia rimasero per un certo tempo e parlavano con franchezza in virtù del Signore, che rendeva testimonianza alla parola della sua grazia e concedeva che per mano loro si operassero segni e prodigi. La popolazione della città si divise, schierandosi alcuni dalla parte dei Giudei, altri dalla parte degli apostoli. Ma quando ci fu un tentativo dei pagani e dei Giudei con i loro capi di aggredirli e lapidarli, essi lo vennero a sapere e fuggirono nelle città della Licaònia, Listra e Derbe, e nei dintorni, e là andavano evangelizzando.
Dopo aver annunciato il Vangelo a quella città e aver fatto un numero considerevole di discepoli, ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia, confermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede «perché – dicevano – dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni». Designarono quindi per loro in ogni Chiesa alcuni anziani e, dopo avere pregato e digiunato, li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto. Attraversata poi la Pisìdia, raggiunsero la Panfìlia e, dopo avere proclamato la Parola a Perge, scesero ad Attàlia; di qui fecero vela per Antiòchia, là dove erano stati affidati alla grazia di Dio per l’opera che avevano compiuto.
Appena arrivati, riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta della fede.

SALMO
Sal 144 (145)

   ® Ti rendiamo grazie, o Dio, per la tua gloria.
oppure
   ® Alleluia, alleluia, alleluia.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza. ®

Per far conoscere agli uomini le tue imprese
e la splendida gloria del tuo regno.
Il tuo regno è un regno eterno,
il tuo dominio si estende per tutte le generazioni. ®

Canti la mia bocca la lode del Signore
e benedica ogni vivente il suo santo nome,
in eterno e per sempre. ®


EPISTOLA
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 15, 29-34b

Fratelli, che cosa faranno quelli che si fanno battezzare per i morti? Se davvero i morti non risorgono, perché si fanno battezzare per loro? E perché noi ci esponiamo continuamente al pericolo? Ogni giorno io vado incontro alla morte, come è vero che voi, fratelli, siete il mio vanto in Cristo Gesù, nostro Signore! Se soltanto per ragioni umane io avessi combattuto a Èfeso contro le belve, a che mi gioverebbe? Se i morti non risorgono, mangiamo e beviamo, perché domani moriremo. Non lasciatevi ingannare: «Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi». Tornate in voi stessi, come è giusto, e non peccate! Alcuni infatti dimostrano di non conoscere Dio.


VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 7, 32-36

In quel tempo. I farisei udirono che la gente andava dicendo sottovoce queste cose del Signore Gesù. Perciò i capi dei sacerdoti e i farisei mandarono delle guardie per arrestarlo. Gesù disse: «Ancora per poco tempo sono con voi; poi vado da colui che mi ha mandato. Voi mi cercherete e non mi troverete; e dove sono io, voi non potete venire». Dissero dunque tra loro i Giudei: «Dove sta per andare costui, che noi non potremo trovarlo? Andrà forse da quelli che sono dispersi fra i Greci e insegnerà ai Greci? Che discorso è quello che ha fatto: “Voi mi cercherete e non mi troverete”, e: “Dove sono io, voi non potete venire”?».
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Messa vigiliare della Domenica V di Pasqua

VANGELO DELLA RISURREZIONE
Annuncio della Risurrezione del Signore Nostro Gesù Cristo secondo Matteo 28, 8-10

Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, il Signore Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».
                Cristo Signore è risorto! Alleluia, alleluia!
                 ® Rendiamo Grazie a Dio! Alleluia. alleluia!

Seguono le letture della messa nel giorno della Domenica:
At 4,32-37; Sal 132; 1Cor 12,31-13,8a; Gv 13,31b-35

giovedì 25 aprile 2013

PENSIERO E PREGHIERA DEL GIORNO


E' lo Spirito che dà la vita

25.04.2013
S. Marco evangelista

1Pt 5,5b-14; Sal 88(89); 2Tm 4,9-18; Lc 10,1-9

“…e dite loro:”E’ vicino a voi il regno di Dio”.”               (Lc 10,9)

Bellissimo il brano di Pietro: umiltà significa non disprezzo patologico di sé, ma fiducia consapevole in Dio che fa grazia, si fa carico di tutto ciò che ci opprime, salvandoci dal maligno. Gioire di essere creature invece che vergognarsene. Pietro sa di cosa parla. Ha dovuto toccare con mano, attraversandola, tutta la sua supponenza e la sua viltà, per ri-approdare all’amore del suo Signore, che lo ha creato nuovo. Qualcosa di simile ha vissuto anche Marco, di cui oggi celebriamo la festa. Forse per timore o stanchezza si separò da Paolo e Barnaba durante un viaggio apostolico (At 13,13; 16,37-38). Ma il Signore è più forte del nostro limite. Le due letture di oggi ce lo presentano riconciliato con Paolo e ben vicino a Pietro, di cui scriverà il racconto del Vangelo. Apparentemente il più semplice tra i vangeli, quello di Marco riassume essenzialità con altissima contemplazione. Come una telecamera puntata su Gesù, esso ci invita a guardare solo lui. Marco ci invita a “fissare lo sguardo su Gesù” (Gv 1,36; Eb 12,2). Fino al disvelamento di ogni segreto: sulla croce, là dove Gesù si mostrerà “veramente Figlio di Dio” (Mc 15,39).

Preghiamo

I cieli cantano le tue meraviglie, Signore,
la tua fedeltà nell’assemblea dei santi.
Chi sulle nubi è uguale al Signore,
chi è simile al Signore tra i figli degli dèi?                    
      (dal salmo 88)

SANTO DEL GIORNO


San Marco, evangelista

25.04.2013

Marco aveva due nomi: Giovanni per gli ebrei, suoi connazionali e Marco per i greci. Secondo la testimonianza di Luca (Atti 12,12) nella spaziosa casa di sua madre si radunavano i primi cristiani. Alcuni sostengono che, nella grande sala della loro casa, fu celebrata l’ultima cena e, se fosse stato di loro proprietà anche il podere al monte degli ulivi, come qualcuno sostiene, si spiegherebbe perché alcuni identificano Marco con il giovanetto che fugge via nudo, dopo l’arresto di Gesù. Cugino di Barnaba, con lui, nel 44, accompagnò Paolo nel primo viaggio missionario a Cipro. Giunti però a Perge di Panfilia, Marco abbandonò Paolo e Barnaba e tornò a Gerusalemme. Paolo lo rimproverò apertamente per il suo rifiuto di seguirlo, e non lo prese più con sé nel secondo viaggio (Atti 15,37). Più tardi, ormai pienamente riconciliato, divenne il suo fedelissimo collaboratore e lo troveremo accanto all’Apostolo anche durante la prigionia romana di quest’ultimo.
Fu anche discepolo di Pietro, che lo chiama nella sua prima lettera, “mio figlio” e ne fu anche l’interprete, mettendo per iscritto, in modo semplice, vivace e immediato, quanto aveva visto e udito dall’Apostolo, dando inizio così al genere letterario “vangelo”. Si ritiene, quasi all’unanimità, che quello di Marco sia il primo Vangelo scritto e andrebbe datato tra il 50 e il 60, nel periodo, cioè, in cui era a Roma accanto a Pietro.
La cristologia di Marco è tutta incentrata sul tema della manifestazione del Messia crocifisso: il Messia che rivendica il suo regno divino e il suo essere Figlio di Dio, ma che è nello stesso tempo il servo sofferente, osteggiato dai capi d’Israele e incompreso persino dai suoi discepoli.
Riguardo agli ultimi anni della vita di Marco, la tradizione (vedi Eusebio di Cesarea) lo dice fondatore della Chiesa di Alessandria d’Egitto, dove fu vescovo e dove probabilmente subì il martirio. Da qui il suo corpo fu traslato, nell’828, a Venezia da due mercanti veneziani e divenne, in seguito, emblema dello stato veneto nel simbolo che lo rappresenta, quello del leone.

RITO AMBROSIANO - San Marco evangelista


Lettura della prima lettera di san Pietro apostolo 5, 5b-14

Carissimi,
rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili.
Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché vi esalti al tempo opportuno, riversando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi. Siate sobri, vegliate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede, sapendo che le medesime sofferenze sono imposte ai vostri fratelli sparsi per il mondo.
E il Dio di ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo Gesù, egli stesso, dopo che avrete un poco sofferto, vi ristabilirà, vi confermerà, vi rafforzerà, vi darà solide fondamenta. A lui la potenza nei secoli. Amen!
Vi ho scritto brevemente per mezzo di Silvano, che io ritengo fratello fedele, per esortarvi e attestarvi che questa è la vera grazia di Dio. In essa state saldi! Vi saluta la comunità che vive in Babilonia, e anche Marco, figlio mio. Salutatevi l’un l’altro con un bacio d’amore fraterno. Pace a voi tutti che siete in Cristo!

Salmo
Sal 88 (89)

R.: Annuncerò ai fratelli la salvezza del Signore.
oppure :
R.:  Alleluia, alleluia, alleluia.

Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà».            R

I cieli cantano le tue meraviglie, Signore,
la tua fedeltà nell’assemblea dei santi.
Chi sulle nubi è uguale al Signore,
chi è simile al Signore tra i figli degli dèi?    R

Beato il popolo che ti sa acclamare:
camminerà, Signore, alla luce del tuo volto;
esulta tutto il giorno nel tuo nome,
si esalta nella tua giustizia.     R

Epistola
Seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo 4, 9-18

Carissimo,
cerca di venire presto da me, perché Dema mi ha abbandonato, avendo preferito le cose di questo mondo, ed è partito per Tessalònica; Crescente è andato in Galazia, Tito in Dalmazia. Solo Luca è con me. Prendi con te Marco e portalo, perché mi sarà utile per il ministero. Ho inviato Tìchico a Èfeso. Venendo, portami il mantello, che ho lasciato a Tròade in casa di Carpo, e i libri, soprattutto le pergamene. Alessandro, il fabbro, mi ha procurato molti danni: il Signore gli renderà secondo le sue opere. Anche tu guàrdati da lui, perché si è accanito contro la nostra predicazione.
Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone. Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli.


Vangelo
Lettura del Vangelo secondo Luca 10, 1-9

In quel tempo.
Il Signore Gesù designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi.Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

martedì 23 aprile 2013

PENSIERO E PREGHIERA DEL GIORNO


E' lo Spirito che dà la vita

24.04.2013
At 13,1-12; Sal 97(98); Gv 7,40b-52

“Mai un uomo ha parlato così!”.   (Gv 7,46)     

Nella Chiesa di Antiochia vi sono sia profeti che maestri, però è lo Spirito a parlare. E’ lui che decide, orienta, fa muovere. I profeti e maestri, forse, sono tali proprio per l’attitudine ad ascoltare ciò che “dice” lo Spirito. Essi non sono profeti e maestri “in proprio”, ne semplicemente perché hanno studiato. Non così i capi dei sacerdoti e i farisei. Loro hanno studiato. Sono sicuri di sé. Conoscono la Legge per diritto e per rovescio. Sanno tutto di Dio. Quali novità aspettarsi? Guardiamoli attentamente, cerchiamo di capire quanto somigliamo loro; ecco, proprio quello è ciò che in noi ha bisogno di conversione! Preghiamo lo Spirito, lui sa cosa in noi gli si oppone. Impariamo dalle guardie; ascoltando la Parola lasciamoci colpire dalla sua potente novità. Il nostro Dio fa nuove tutte le cose. Può rendere nuovo anche ciascuno di noi.

Preghiamo

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.                 
       (dal salmo 97)

SANTO DEL GIORNO



San Fedele da Sigmaringen

24.04.2013

Marco Roy nacque nel 1578 a Sigmaringen (nell’Hohenzollern, in Germania) in una famiglia di profonde tradizioni cattoliche. Il padre era sindaco del luogo. Studiò a Friburgo, conseguendo una duplice laurea, in diritto e filosofia. Dopo aver lungamente viaggiato per l’Europa ed aver poi esercitato l’avvocatura a Colmar, inaspettatamente, a 34 anni, decise di abbracciare la vita religiosa ed entrò nell’Ordine dei Cappuccini, prendendo il nome di Fedele. All’interno dell’Ordine, in diversi conventi, ricoprì l’ufficio di guardiano, segnalandosi per lo spirito di penitenza e la straordinaria carità, soprattutto durante l’imperversare della peste.
Nel 1622, dalla Commissione che poi diventerà Congregazione di Propaganda Fide, fu scelto a dirigere la missione cappuccina nella Rezia, per arginare i progressi del calvinismo e sanare la dolorosa separazione che divideva i cattolici dai calvinisti, degenerando in sanguinosa lotta tra i valligiani e l’imperatore d’Austria che aveva posto piede nel Cantone dei Grigioni. Fedele riuscì a ricondurre al cattolicesimo anche il conte Rodolfo di Salis; ma l’editto dell’imperatore che proscriveva il culto protestante nei Grigioni provocò una violenta reazione dei contadini calvinisti. Fedele il 24 aprile 1622, sentendo vicina la fine, fece la sua ultima vibrante predicazione, che fu tumultuosamente interrotta.
Colpito a morte, cadde a terra sulla porta della chiesa di Seewis, pregando: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”. Ma Fedele anche morendo continuerà la sua opera: il ministro che guidava la rivolta, dopo aver sferrato il primo colpo contro di lui, si convertirà. Il suo corpo riposa nella cattedrale di Coira. Nel 1746 è stato iscritto nell’albo dei santi.

Nello stesso giorno la Chiesa ambrosiana fa memoria del beato Benedetto Menni, sacerdote, dell’Ordine ospedaliero di san Giovanni di Dio, morto il 24 aprile 1914.

RITO AMBROSIANO - MERCOLEDÌ DELLA IV SETTIMANA DI PASQUA


Lettura degli Atti degli Apostoli 13, 1-12

In quei giorni. C’erano nella Chiesa di Antiòchia profeti e maestri: Bàrnaba, Simeone detto Niger, Lucio di Cirene, Manaèn, compagno d’infanzia di Erode il tetrarca, e Saulo. Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: «Riservate per me Bàrnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati». Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li congedarono.
Essi dunque, inviati dallo Spirito Santo, scesero a Selèucia e di qui salparono per Cipro. Giunti a Salamina, cominciarono ad annunciare la parola di Dio nelle sinagoghe dei Giudei, avendo con sé anche Giovanni come aiutante. Attraversata tutta l’isola fino a Pafo, vi trovarono un tale, mago e falso profeta giudeo, di nome Bar-Iesus, al seguito del proconsole Sergio Paolo, uomo saggio, che aveva fatto chiamare a sé Bàrnaba e Saulo e desiderava ascoltare la parola di Dio. Ma Elimas, il mago – ciò infatti significa il suo nome –, faceva loro opposizione, cercando di distogliere il proconsole dalla fede. Allora Saulo, detto anche Paolo, colmato di Spirito Santo, fissò gli occhi su di lui e disse: «Uomo pieno di ogni frode e di ogni malizia, figlio del diavolo, nemico di ogni giustizia, quando cesserai di sconvolgere le vie diritte del Signore? Ed ecco, dunque, la mano del Signore è sopra di te: sarai cieco e per un certo tempo non vedrai il sole». Di colpo piombarono su di lui oscurità e tenebra, e brancolando cercava chi lo guidasse per mano. Quando vide l’accaduto, il proconsole credette, colpito dall’insegnamento del Signore.


SALMO
Sal 97 (98)

        ® Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.
oppure
       ® Alleluia, alleluia, alleluia.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo. ®

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele. ®

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni! ®

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 7, 40b-52

In quel tempo. Alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui.
Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!».

PENSIERO E PREGHIERA DEL GIORNO


E' lo Spirito che dà la vita

23.04.2013
At  11,19-26; Sal 86(87); Gv 6,60-69

“Tu hai parole di vita eterna”.                  (Gv 6,69)

I molti discepoli che si ritirano, non vogliono credere. La concretezza e la misurabilità del pane che li ha saziati, invece che dono, diventa criterio:”tu fa quello che ti chiediamo noi, altrimenti non ci interessa seguirti…”. Loro sanno quello che vogliono, non hanno bisogno di ciò che un altro può loro proporre. Pietro, invece, è uno di quei “piccoli” di cui parlavamo ieri. Lui è un pescatore e sa benissimo che non sempre alla fatica corrisponde un risultato(Lc 5,1-5; Gv 21,1-3). Non sempre il nostro agire, il nostro pensare bastano a noi stessi. Questo può gettarci nella disperazione, oppure può aprirci alla gratitudine e alle sorprese di Dio. Pietro si sente attratto da Gesù Signore e maestro, dalla vita eterna di cui parla, dal Padre, dagli orizzonti che gli vengono spalancati davanti. Non gli è tutto chiaro. Ma si fida. Di Gesù.

Preghiamo

Quanto è prezioso il tuo amore , o Dio!
Si rifugiano gli uomini all’ombra delle tue ali,
si saziano dell’abbondanza della tua casa:
tu li disseti al torrente delle tue delizie.
E’ in te la sorgente della vita,
alla tua luce vediamo la luce.                         
      (dal salmo 35)