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venerdì 31 maggio 2013

PENSIERO E PREGHIERA DEL GIORNO

Il Signore è fedele alla sua parola

1.06.2013
  Lv 8,1-13; Sal 94; Eb 5,7-10; Lc 4,16b-22b

Per la nostra redenzione il Figlio di Dio ha pregato, sofferto e pianto: imparò l'obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono. (Eb 5)

Il percorso di accoglienza della volontà di Dio e di consacrazione a lui, passa per tempi di fatica e di sacrificio, e nulla sfugge a ciò che Dio costruisce insieme all'umanità. Mosè compie ciò che il Signore gli ordina di fare e riveste Aronne e i suoi figli della missione sacerdotale che in tal modo si perpetua nel tempo e lungo le generazioni.
Gesù spiega nella sinagoga il vero significato delle scritture che in lui hanno il pieno compimento: "Lo Spirito del Signore è sopra di me". L'anno di grazia incomincia con la risurrezione di Gesù dai morti. Ma occorre essere poveri e disponibili al disegno divino, aperti alla sua misericordia per poter ricevere il vangelo della salvezza.

Preghiamo col Salmo

Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.

SANTO DEL GIORNO


San Giustino, martire

1.06.2013

Il pagano Giustino nacque a Flavia Neapolis, in Samaria. Incontrò il cristianesimo verso il 130, dopo essere passato, attratto dagli studi filosofici, nelle varie scuole del pensiero greco, dove cercò risposta ai suoi interrogativi esistenziali. La sua adesione alla vita cristiana avvenne attraverso la testimonianza dei martiri.
A Roma fondò una scuola per diffondere il cristianesimo, ed ebbe il merito di riconoscere presenti “i semi del Verbo” al di là della Chiesa visibile, radicando l’annuncio della novità cristiana nella sapienza dei filosofi pagani e nei profeti d’Israele. Scrisse due Apologie, e il Dialogo con l’ebreo Trifone. Morì martire attorno all’anno 165, sotto l’imperatore Marco Aurelio.

RITO AMBROSIANO - SETTIMANA DELLA I DOMENICA DOPO PENTECOSTE SABATO


Lettura del libro del Levitico 8, 1-13

In quei giorni. Il Signore parlò a Mosè e disse: «Prendi Aronne insieme ai suoi figli, le vesti, l’olio dell’unzione, il giovenco del sacrificio per il peccato, i due arieti e il cesto dei pani azzimi; convoca tutta la comunità all’ingresso della tenda del convegno». Mosè fece come il Signore gli aveva ordinato e la comunità fu convocata all’ingresso della tenda del convegno. Mosè disse alla comunità: «Questo il Signore ha ordinato di fare».
Mosè fece accostare Aronne e i suoi figli e li lavò con acqua. Poi rivestì Aronne della tunica, lo cinse della cintura, gli pose addosso il manto, gli mise l’efod e lo cinse con la cintura dell’efod, con la quale lo fissò. Gli mise anche il pettorale, e nel pettorale pose gli urìm e i tummìm. Poi gli mise in capo il turbante e sul davanti del turbante pose la lamina d’oro, il sacro diadema, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
Poi Mosè prese l’olio dell’unzione, unse la Dimora e tutte le cose che vi si trovavano e così le consacrò. Fece con esso sette volte l’aspersione sull’altare, unse l’altare con tutti i suoi accessori, il bacino con il suo piedistallo, per consacrarli. Versò l’olio dell’unzione sul capo di Aronne e unse Aronne, per consacrarlo. Poi Mosè fece avvicinare i figli di Aronne, li vestì di tuniche, li cinse con le cinture e legò sul loro capo i turbanti, come il Signore aveva ordinato a Mosè.


SALMO
Sal 94 (95)

   ®   Venite, acclamiamo al Signore.

Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia. ®

Perché grande Dio è il Signore,
grande re sopra tutti gli dèi.
Nella sua mano sono gli abissi della terra,
sono sue le vette dei monti. ®

Suo è il mare, è lui che l’ha fatto;
le sue mani hanno plasmato la terra.
Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti. ®


EPISTOLA
Lettera agli Ebrei 5, 7-10

Fratelli, nei giorni della sua vita terrena Cristo offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono, essendo stato proclamato da Dio sommo sacerdote secondo l’ordine di Melchìsedek.


VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Luca 4, 16b-22b

In quel tempo. Secondo il suo solito, di sabato, il Signore Gesù entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: / «Lo Spirito del Signore è sopra di me; / per questo mi ha consacrato con l’unzione / e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, / a proclamare ai prigionieri la liberazione / e ai ciechi la vista; / a rimettere in libertà gli oppressi / e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca.
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MESSA VIGILIARE DELLA DOMENICA II DOPO PENTECOSTE

VANGELO DELLA RISURREZIONE
Annuncio della Risurrezione del Signore Nostro Gesù Cristo secondo Luca 24, 1-8

Il primo giorno della settimana, al mattino presto le donne si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: “Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno”». Ed esse si ricordarono delle sue parole.
             Cristo Signore è risorto!
             ®  Rendiamo grazie a Dio!

Seguono le letture della Messa nel giorno della Domenica:
Sir 18,1-12; Sal 135; Rm 8,18-25; Mt 6,25-33

giovedì 30 maggio 2013

PENSIERO E PREGHIERA DEL GIORNO

Il Signore è fedele alla sua parola

31.05.2013
Visitazione della Beata Vergine Maria

Ct 2,8-14; Sal 44(45); Rm 8,3-11; Lc 1,39-56

«Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente». (Lc 1,49)

 Maria di Nazareth, che ha portato nel grembo Colui che avrebbe preso in braccio tutta la creazione. Maria, benedetta insieme al frutto benedetto del suo ventre. Lei farà, nel tempo, quello che il Padre fa nell’eternità: generare il Figlio. Perché proprio Maria? Come può il Creatore amare una creatura al punto di desiderare nascere da lei? Perché Maria è umile; umiltà che non è lo starsene dimessi e considerarsi di poco conto, questa sarebbe superbia travestita. Maria è umile perché guarda oltre. Lei ha lo sguardo perso, anzi ritrovato, in ciò che l'Onnipotente fa in lei e nella storia. Non considera più se stessa, perché è completamente rapita dalla bellezza e dall’agire di chi prenderà carne in lei; il quale, a sua volta, è rapito dalla bellezza e dalla fiducia di questa giovane donna. Due innamorati. Sì, Maria, icona della chiesa, è privilegiata; pur essendo il suo un privilegio di servizio e un ruolo da svolgere, di carico da portare dietro suo Figlio, fino alla fine della Storia.

Preghiamo col Salmo

Entra la figlia del re: è tutta splendore,
tessuto d’oro è il suo vestito.
È condotta al re in broccati preziosi;
dietro a lei le vergini, sue compagne,
a te sono presentate in gioia ed esultanza.

SANTO DEL GIORNO

Venerdi, Settimana della I Domenica dopo Pentecoste

Visitazione della Beata Vergine Maria - Festa del Signore

31.05.2013

Per quanto il mistero celebrato in questa festa, che risulta dall’evangelo secondo Luca (1, 36-59), sia uno dei quadri fondamentali del polittico dei vangeli dell’Infanzia di Gesù, in realtà questa festa ha trovato una memoria liturgica distinta – oltre alla celebrazione nei giorni della novena di Natale (21 dicembre) – in tempi recenti. Venne inizialmente introdotta solo nel calendario dei Francescani che nel 1263 ne fissarono la celebrazione al 2 luglio, giorno successivo all’ottava della nascita di Giovanni Battista. Tale data riprendeva una festa della tradizione della Chiesa di Bisanzio.
Tra la fine del XIV secolo e l’inizio del XV la festa venne estesa al calendario universale della Chiesa latina, con l’esplicita intenzione di invocare per intercessione di Maria santissima la cessazione del Grande Scisma.

La riforma liturgica del Vaticano II l’ha collocata alla fine del mese di maggio, tradizionalmente dedicato alla devozione mariana. Nell’incontro tra Maria di Nazaret e l’anziana cugina si celebra un mirabile intreccio di misteri: - la fede della Vergine che, annunziata dall’Arcangelo Gabriele e adombrata dallo Spirito, si mette in viaggio mossa al tempo stesso dal desiderio di vedere il segno annunziato (Lc 1,36-37) e di venire in aiuto, con misericordia piena di sollecitudine, all’anziana parente; - l’incontro silenzioso tra l’antica e la nuova alleanza, nel movimento di visita del nascituro Figlio dell’Altissimo al suo Precursore: la gioia che scaturisce da questo incontro è segno della gioia messianica annunciata dai profeti; - la nascita della nuova liturgia della Chiesa, in Spirito e verità, nel canto di Maria che, con parole tratte dalle antiche preghiere del suo popolo, esalta la grandezza di Dio e giubila per la grazia di cui si sente singolarmente il grembo fecondo.
Nel canto del “magnificat” Maria è come il simbolo vivente del piccolo resto fedele del popolo amato, “serva” e punto terminale dell’attesa, umile grembo della nuova umanità. Nella Visitazione la Chiesa riconosce così la viva immagine del proprio mistero di Comunità dei redenti, colmata dallo Spirito Santo nel giorno di Pentecoste e resa per tutta l’umanità serva della gioia fatta carne in Gesù.

Visitazione della Beata Vergine Maria - Festa del Signore

Lettura del Cantico dei Cantici 2, 8-14

Una voce! L’amato mio! Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline. L’amato mio somiglia a una gazzella o ad un cerbiatto. Eccolo, egli sta dietro il nostro muro; guarda dalla finestra, spia dalle inferriate. Ora l’amato mio prende a dirmi: «Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto! Perché, ecco, l’inverno è passato, è cessata la pioggia, se n’è andata; i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna. Il fico sta maturando i primi frutti e le viti in fiore spandono profumo. Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto! O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è incantevole».

Salmo
Sal 44 (45)

R.: La tua visita, Signore, ci colma di gioia.
oppure: Alleluia, alleluia, alleluia

Liete parole mi sgorgano dal cuore:
io proclamo al re il mio poema,
la mia lingua è come stilo di scriba veloce. R

O prode, avanza trionfante,
cavalca per la causa della verità,
della mitezza e della giustizia. R

Entra la figlia del re:
è tutta splendore, tessuto d’oro è il suo vestito.
È condotta al re in broccati preziosi;
dietro a lei le vergini, sue compagne,
a te sono presentate in gioia ed esultanza. R

Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli;
li farai prìncipi di tutta la terra.
Il tuo nome voglio far ricordare per tutte le generazioni;
così i popoli ti loderanno in eterno, per sempre. R


EPISTOLA
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani 8, 3-11

Fratelli, ciò che era impossibile alla Legge, resa impotente a causa della carne, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e a motivo del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne, perché la giustizia della Legge fosse compiuta in noi, che camminiamo non secondo la carne ma secondo lo Spirito. Quelli infatti che vivono secondo la carne, tendono verso ciò che è carnale; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, tendono verso ciò che è spirituale. Ora, la carne tende alla morte, mentre lo Spirito tende alla vita e alla pace. Ciò a cui tende la carne è contrario a Dio, perché non si sottomette alla legge di Dio, e neanche lo potrebbe. Quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. Così dunque, fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete.


VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Luca 1, 39-56

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

mercoledì 29 maggio 2013

PENSIERO E PREGHIERA DEL DEL GIORNO

Il Signore è fedele alla sua parola

Ss. Corpo e Sangue di Cristo

30.05.2013

Gen 14,18-20; Sal 109; 1Cor 11,23-26; Lc 9,11-17

La celebrazione dell'eucaristia è obbedienza e fedeltà a Gesù; atto e accoglienza della sua morte. (1 Cor)

Molte sono le indicazioni che ci vengono dalla solennità del Corpo e del Sangue del Signore; innazitutto il messaggio di fondo che ci viene dalle odierne letture: la comunione con Dio e con i fratelli. Il pane e il vino consacrati ci parlano di un Dio che si fa dono, di un Dio che diventa cibo per noi, di un Dio che prnde l'iniziativa, di un Dio che liberandoci vuol fare un'alleanza con noi.
L’Eucaristia è la festa della fede, stimola e rafforza la fede. I nostri rapporti con Dio sono avvolti nel mistero: ci vuole un gran coraggio e una grande fede per dire: “Qui c’è il Signore!”. Se guardo a me stesso, mi trovo sempre piccolo, imperfetto, peccatore, pieno di limiti. Eppure Dio mi ama, come ama tutti gli uomini, fino a farsi nostro cibo e bevanda per comunicarci la sua vita divina, farci vivere la sua vita di amore.
L’Eucaristia non è credibile se rimane un rito, il ricordo di un fatto successo duemila anni fa. È invece una “scuola di vita”, una proposta di amore che coinvolge tutta la mia vita: deve rendermi disponibile ad amare il prossimo, fino a dare la mia vita per gli altri. Secondo l’esempio che Gesù ci ha lasciato.

Preghiamo

"Io sono il pane vivo disceso dal cielo, dice il Signore.
Chi mangia di questo pane vivrà in eterno;
e il pane che io darò e' la mia carne per la vita del mondo". (Gv 9)

SANTO DEL GIORNO


SS. Corpo e Sangue di Cristo - Solennità del Signore

30.05.2013
La solenne memoria della Cena del Signore, che quotidianamente si attualizza nell'Eucaristia, si celebra nel cuore dell’anno liturgico, la sera del Giovedì Santo, in apertura del Sacro Triduo pasquale. È la sua collocazione naturale, secondo la narrazione evangelica dell'Evento della Pasqua del Signore. Ma ha ricevuto un'altra espressione celebrativa, quella del “Corpus Domini”: una festa che sorge e si afferma a partire dalla fine del XIII secolo, come modo per esprimere la devozione all’Eucaristia, occasionata dall'esigenza di contrastare alcune insorgenti eresie, mentre contemporaneamente si va elaborando la riflessione dottrinale relativa a tale Sacramento.
L’ufficiatura di questa festa, di grande ricchezza teologica, fu composta da san Tommaso d’Aquino. Della festa divenne molto presto parte integrante la solenne processione con il SS. Sacramento a conclusione della Messa, per le vie della vita quotidiana dell’uomo. Oggi è l’occasione di una pubblica professione di fede nel Signore presente in mezzo a noi, in cammino con noi sulle strade della terra, con noi pellegrini verso la Patria celeste.
Colui che come Pane disceso dal cielo alimenta la nostra vita, saziandone il desiderio più alto, ma come anticipazione e pegno della sazietà futura, è anche Colui che ci accompagna nella fatica del cammino e ci raccoglie insieme sulla via del ritorno verso la Casa comune che ci attende. La sua Presenza è la festa della salvezza dell’uomo.
Condurre fuori dalla celebrazione della Messa sulle vie dei nostri passi quotidiani il Segno sacramentale della sua Presenza, è professare di riconoscerlo Signore in ogni ora della nostra vita, sulle strade dei nostri dolori e delle nostre gioie, Salvatore nei nostri sviamenti, guida sicura verso la terra nuova della riconciliazione universale. Sant’Agostino scrive: “ Cristo vi offre la sua ‘messa in tavola’, voglio dire se stesso… Ricordatevi però anche che l’Apostolo dice: ‘Voi siete il corpo e le membra di Cristo’. Se dunque voi siete il corpo e le membra di Cristo, quello che di misterioso, di sacramentale è in voi, ha per base la mensa del Signore. Ricevete il vostro stesso mistero ”.

SS. CORPO E SANGUE DI CRISTO - Solennità del Signore


Lettura del libro della Genesi 14, 18-20

In quei giorni. Melchìsedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram con queste parole:
«Sia benedetto Abram dal Dio altissimo, / creatore del cielo e della terra, / e benedetto sia il Dio altissimo, / che ti ha messo in mano i tuoi nemici». / Ed egli diede a lui la decima di tutto.                      

SALMO
Sal 109 (110)

             ®  Tu sei sacerdote per sempre, Cristo Signore.

Oracolo del Signore al mio signore:
«Siedi alla mia destra
finché io ponga i tuoi nemici
a sgabello dei tuoi piedi». ®

A te il principato
nel giorno della tua potenza
tra santi splendori;
dal seno dell’aurora,
come rugiada, io ti ho generato. ®

Il Signore ha giurato
e non si pente:
«Tu sei sacerdote per sempre
al modo di Melchìsedek». ®


EPISTOLA
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 11, 23-26

Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.                


VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Luca 9, 11b-17

In quel tempo. Il Signore Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.           

martedì 21 maggio 2013

PENSIERO E PREGHIERA DEL GIORNO



Attirerò tutti a me

22.05.2013
 Dt 6,20-25; Sal 33; Mc 12,28a.d-34

"La giustizia consisterà per noi nel mettere in pratica tutti questi comandi, davanti al Signore , nostro Dio, come ci ha ordinato". (Dt 6)

Una volta fatto uscire il popolo dall'Egitto dove era in condizione servile, Dio gli ordina di mettere in pratica i suoi comandamenti per essere felici e conservarsi in vita.
Ma quale è il primo comandamento? E' la domanda che lo scriba rivolge a Gesù. Primo è amare Dio e secondo è amare il prossimo. Lo scriba non è lontano dal regno di Dio - come gli dice Gesù - perchè ha capito che il comandamento di Dio consiste proprio nell'amore.
Non sono contrastanti l'amore verso Dio e quello verso il prossimo: non si può amare Dio e non rivolgere lo stesso sentimento anche al prossimo. Gesù sulla croce ha manifestato appieno l'amore verso il Padre e verso tutti noi.

Preghiamo col Salmo

Temete il Signore, suoi santi:
nulla manca a coloro che lo temono.
Gli occhi del Signore sui giusti,
i suoi orecchi al loro grido di aiuto.

SANTO DEL GIORNO



Santa Rita da Cascia

22.05.2013

Rita nacque a Roccaporena, nel contado di Cascia nel 1381. Figlia di genitori anziani, si racconta che la sua nascita eccezionale fu annunciata alla madre da un angelo, che le indicò anche il nome da dare alla bambina. Fatti straordinari segnarono subito la sua vita, come il prodigio di api bianche che entravano nella bocca della piccola Rita ancora nella culla, depositandovi del miele. Già dai primi anni dell’adolescenza manifestò apertamente la sua vocazione alla vita religiosa, ma i genitori la promisero sposa a un giovane del borgo, impetuoso e violento e Rita cedette alle loro insistenze. Di lui – si disse – fu moglie e vittima. Ma con la nascita di due gemelli e la sua pazienza e dolcezza riuscì a trasformare con il tempo il carattere del marito. Visse con lui diciotto anni, fino al giorno cioè in cui egli cadde ucciso in un’imboscata.
Nel timore di vedere anche i figli coinvolti nella faida di vendette innescata dall’uccisione del marito, Rita pregò il Signore di non permettere che le anime dei figli si perdessero, ma piuttosto di toglierli dal mondo, e fu esaudita. Un anno dopo i due fratelli si ammalarono e morirono. Ormai libera da legami familiari, Rita si rivolse alla Suore Agostiniane di Cascia per essere accolta tra loro ma per tre volte fu respinta, forse nel timore che il convento fosse coinvolto nelle faide tra le famiglie del luogo; infatti quando avvenne una pubblica riconciliazione fra i fratelli del marito e i suoi uccisori, Rita poté essere accolta.
Nel monastero visse per quarant’anni, nella preghiera assidua che interrompeva per visitare malati e lebbrosi, e fare opera di pacificazione tra le fazioni della cittadina, in lotta tra di loro. Un giorno, mentre era in contemplazione del Crocifisso, sentì una spina della corona di Cristo conficcarsi sulla sua fronte e produrre una piaga che divenne purulenta, costringendola a una continua segregazione. Visse gli ultimi quindici anni, immedesimandosi nelle sofferenze della croce, logorata dalle fatiche e dai digiuni, fino alla morte, che la colse il 22 maggio 1447, mentre le campane da sole suonavano a festa, annunciando la sua nascita al cielo.
La santa “degli impossibili”, da subito oggetto di grande venerazione, fu solennemente canonizzata il 24 maggio 1900 da Leone XIII.

Il 22 maggio si ricorda anche il beato Luigi Maria Palazzolo (1827-1886), sacerdote, fondatore delle Suore delle Poverelle e dei fratelli della Sacra Famiglia, che istituì a servizio dei più infelici, per dare ospitalità, educazione e cura a orfani, derelitti, abbandonati e accogliere tutti, senza discriminazioni e senza eccezioni. È stato iscritto nell’albo dei beati da papa Giovanni XXIII il 19 marzo 1963.

RITO AMBROSIANO - SETTIMANA DOPO PENTECOSTE MERCOLEDÌ



Lettura del libro del Deuteronomio 6, 20-25

In quei giorni. Mosè disse: «Quando in avvenire tuo figlio ti domanderà: “Che cosa significano queste istruzioni, queste leggi e queste norme che il Signore, nostro Dio, vi ha dato?”, tu risponderai a tuo figlio: “Eravamo schiavi del faraone in Egitto e il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente. Il Signore operò sotto i nostri occhi segni e prodigi grandi e terribili contro l’Egitto, contro il faraone e contro tutta la sua casa. Ci fece uscire di là per condurci nella terra che aveva giurato ai nostri padri di darci. Allora il Signore ci ordinò di mettere in pratica tutte queste leggi, temendo il Signore, nostro Dio, così da essere sempre felici ed essere conservati in vita, come appunto siamo oggi. La giustizia consisterà per noi nel mettere in pratica tutti questi comandi, davanti al Signore, nostro Dio, come ci ha ordinato”».            


SALMO
Sal 33 (34)

             ®  Venite, vi insegnerò il timore del Signore.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino. ®

L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia. ®

Temete il Signore, suoi santi:
nulla manca a coloro che lo temono.
Gli occhi del Signore sui giusti,
i suoi orecchi al loro grido di aiuto. ®


VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Marco 12, 28a.d-34

In quel tempo. Si avvicinò al Signore Gesù uno degli scribi che gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.