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lunedì 28 aprile 2014

PENSIERO E PREGHIERA DEL GIORNO

Con la mia vita, Signore, canto la tua lode

29.04.2014
S. Caterina da Siena

1Gv 1,5-2,2; Sal 148; 1Cor 2,1-10a; Mt 25,1-13

“A mezzanotte si alzò un grido:”Ecco lo sposo! Andategli incontro!”.”    (Mt 25,6)

In Dio non c’è tenebra, ma luce. La luce splende nelle tenebre, che non possono vincerla. Che mistero! In Dio non c’è tenebra, ma mistero. In Cristo crocifisso c’è la “paziente” manifestazione di quel Dio che ha accompagnato Israele nella sua storia. Proprio del mistero è volersi “svelare”( Apocalisse) secondo il nostro passo e il suo. Proprio del mistero è la sua inesauribilità: possiamo avanzarvi all’infinito, di luce in luce. Tutto ciò è per nostra gloria (1Cor 2,7)! E’ dunque quasi paradossale, in tutta questa luce, il buio della mezzanotte, in cui lo sposo avanza. Si va incontro allo sposo a lungo atteso e desiderato. Si vuole entrare con lui nella festa eterna. Lui, come luce nelle tenebre, non ha bisogno di essere illuminato. E’ il nostro volto che deve uscire dalle tenebre, grazie all’olio che brucia nelle lampade, per essere da lui riconosciuto. Qual è, dunque, questa luce che permette allo Sposo di riconoscere il nostro volto?

Preghiamo
Solo il suo nome è sublime:
la sua maestà sovrasta la terra e i cieli.
Egli è la lode per tutti i suoi fedeli,
per i figli di Israele, popolo a lui vicino.                  
        (dal salmo 148)

SANTO DEL GIORNO

Santa Caterina da Siena, dottore della Chiesa e patrona d'Italia

29.04.2014

Caterina nacque a Siena, presso la chiesa di S. Domenico, probabilmente nel 1347, ventiquattresima dei venticinque figli del tintore Giacomo Benincasa e della seconda moglie Lapa Piacenti. Caterina sentì precocemente la vocazione a consacrarsi totalmente al Signore nell’Ordine domenicano: fu inizialmente ostacolata, sia a livello familiare che istituzionale, ma dopo una grave malattia infettiva, che le deturpò il viso, poté vestire l’abito delle “ Mantellate” del terz’ordine domenicano. Restò però nella casa paterna, costruendosi lì lo spazio spirituale per quella che chiamò la “cella della mente”. Durante questo ritiro, che durò tre anni, Caterina parlerà solo con il suo padre spirituale. A vent’anni, le apparve, con Maria ed altri santi, Gesù che le diede l’anello nuziale e, in una successiva apparizione, le chiese di dedicarsi al rinnovamento della Chiesa. Estasi e visioni divennero consuete nella sua vita; il suo fervore fu ben presto notato e attorno a lei si formò una piccola comunità in cui i discepoli-segretari scrivevano le preghiere da lei pronunciate nel corso delle estasi.
Il Dialogo della Divina Provvidenza, la sua opera più importante, quasi la summa del suo pensiero teologico e della sua esperienza religiosa, è stata anch'essa dettata sotto ispirazione divina. Il suo intenso rapporto con Dio provocava in Caterina una straordinaria capacità di discernimento, anche a livello politico-ecclesiastico. Ormai uscita dalla vita nascosta, il suo ardito programma fu quello di riformare la Chiesa, di spronare i ministri ad abbandonare il lusso e la simonia, e ristabilire la santa sede a Roma.
Si pensò a lei quando si trattò di convincere il papa, residente in quel momento ad Avignone, a tornare a Roma. Gregorio XI tornò, ma poco dopo morì e divenne papa Urbano VI. Caterina, pensando d’aver ormai compiuto la sua missione, si dedicò alla riforma dell’Ordine Domenicano, al quale era legata come terziaria, dettando i suoi messaggi spirituali e prodigandosi con amore in ogni opera di misericordia. Ebbe una particolare attenzione per i malati, e con fermezza e dolcezza si fece mediatrice di pace tra le città e le famiglie in discordia. Mentre era intenta a quest’opera di risanamento spirituale, un gruppo di cardinali impugnò l’elezione di Urbano VI, eleggendo un antipapa con sede ad Avignone.
Caterina, chiamata dal papa stesso, corse nel 1378 in sua difesa a Roma. Qui visse i suoi ultimi anni continuando la sua attività di pacificazione e di esortazione, e prodigandosi per il bene di tutti, come già aveva fatto a Siena. Morì a soli 33 anni, il 29 aprile 1380, col cuore spezzato dal dolore per non aver potuto vedere la fine dello scisma.
Lasciò, come frutto maturo del suo pensiero, oltre al Dialogo della Divina Provvidenza, 382 lettere indirizzate a papi, religiosi, religiose e laici, 22 orazioni, 25 elevazioni scritte dai discepoli mentre era in estasi. Nel 1461 fu canonizzata, nel 1939 proclamata patrona d’Italia e, nel 1970, dottore della Chiesa.
 

RITO AMBROSIANO - Santa Caterina da Siena dottore della Chiesa, patrona d’Italia e d’Europa

Lettura della prima lettera di san Giovanni apostolo 1, 5 - 2, 2

Figlioli miei,
questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che noi vi annunciamo: Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna. Se diciamo di essere in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, siamo bugiardi e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, il Figlio suo, ci purifica da ogni peccato.
Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. 9Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non avere peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi.
Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paraclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.

Oppure:
Lettura agiografica:

Vita di santa Caterina da Siena, vergine e dottore della Chiesa, patrona d’Italia e d’Europa
Caterina nacque a Siena nel 1347. Volendo fin da fanciulla consacrare a Dio la sua verginità, ottenne di portare l’abito domenicano del Terz’Ordine, ossia delle Mantellate laiche. Durante la sua vita praticò grandi mortificazioni e penitenze corporali, talvolta nutrendosi solo della comunione eucaristica.
Il suo nome divenne in breve così celebre e venerato, che da ogni parte le venivano portati malati e persone sofferenti nel corpo e nell’anima, che traevano da leiprofondo conforto.
Mentre si trovava a Pisa, una domenica, dopo aver ricevuto l’eucaristia vide il Signore crocifisso accostarsi a lei in una grande luce e cinque raggi partire dalle ferite del corpo divino per raggiungere in cinque punti il suo corpo. Comprendendo subito il misterioso significato di quella visione, Caterina pregò il Signore di non far apparire le ferite. Subito i raggi mutarono il loro colore sanguigno in uno splendore meraviglioso, e raggiunsero sotto forma di luce purissima le mani, i piedi e il cuore di Caterina, provocandole un dolore sensibile e intenso.
Quest’umile vergine, assolutamente illetterata, era in grado di rispondere a complesse questioni dottrinali, che le venivano sottoposte da eminenti teologi.
Nessuno l’accostò senza sentirsi migliore. Spense l’odio di molti e compose inimicizie mortali. Per ottenere la pace ai Fiorentini – colpiti da interdetto ecclesiastico per opposizione alla Sede Apostolica – si recò ad Avignone presso Papa Gregorio XI, al quale mostrò anche di conoscere per divina rivelazione, il voto fatto dal medesimo, e a Dio solo noto, di tornare a Roma.
E il Pontefice, anche per l’intervento di Caterina, decise di ritornare a prendere personalmente possesso della sua sede di Roma come realmente fece. Lo stesso Gregorio e il suo successore Urbano VI ebbero tale stima di Caterina da affidarle ripetute ambasciate.
Si mostrò sempre donna forte e dolce, desiderosa del bene delle anime, impegnata nella ricerca della pace del popolo cristiano e preoccupata dell’unità della Chiesa.
Morì nel 1380, a soli 33 anni di età, ricca di ogni virtù e del dono della profezia, e dopo aver operato grandi miracoli.
Fu canonizzata da papa Pio II nel 1461. Risale al 1939, per iniziativa di Pio XII, la sua proclamazione a patrona principale d’Italia. Per la sapienza di dottrina che scaturisce dai suoi scritti, Paolo VI nel 1970 volle fosse annoverata tra i dottori della Chiesa e nel 1999 Giovanni Paolo II la dichiarò compatrona d’Europa.
Onore e gloria al Signore Nostro Gesù Cristo, che regna nei secoli dei secoli.


Salmo
Sal 148

   R.  Con la mia vita, Signore, canto la tua lode.
oppure
   R. Alleluia, alleluia, alleluia.

Lodate il Signore dai cieli,
lodatelo nell’alto dei cieli.
Lodatelo, voi tutti, suoi angeli,
lodatelo, voi tutte, sue schiere. R

I re della terra e i popoli tutti,
i governanti e i giudici della terra,
i giovani e le ragazze,
i vecchi insieme ai bambini
lodino il nome del Signore. R

Solo il suo nome è sublime:
la sua maestà sovrasta la terra e i cieli.
Egli è la lode per tutti i suoi fedeli,
per i figli d’Israele, popolo a lui vicino. R


Epistola
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 2, 1-10a

Fratelli,
quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio.
Tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla. Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei dominatori di questo mondo l’ha conosciuta; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. Ma, come sta scritto:
«Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì,
né mai entrarono in cuore di uomo,
Dio le ha preparate per coloro che lo amano».
Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito.

Vangelo 
Lettura del Vangelo secondo Matteo 25, 1-13

In quel tempo.
Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».
 

domenica 27 aprile 2014

Regina Coeli del 27 Aprile Ringraziamenti alla festa della fede

PENSIERO E PREGHIERA DEL GIORNO

Con la mia vita, Signore, canto la tua lode

28.04.2014

At 2,41-47; Sal 26(27); Gv 1,35-42

«…fissando lo sguardo su Gesù che passava disse: “Ecco l’agnello di Dio!”». (Gv 1,36)


Abbiamo visto nei giorni scorsi, a più riprese, la parola “stare” indicare il rapporto tra Gesù e i suoi discepoli. Oggi sono i verbi abitare e dimo­rare che proseguono ed approfondiscono quanto già vi ­sto. Sia negli Atti che nel Salmo lo stare insieme nel Tempio, casa del Signore, alla presenza del Volto si presenta come un tutto armonico. Nel vangelo i discepoli si staccano dal Battista e seguono l’Agnello. Anche qui torna ad essere indicata la realtà dell’abitare: “Maestro dove dimori?”. Loro non sanno ancora di essere al cospetto dell’unigenito che abita nel Padre (Gv 1,18); quel giorno rimangono da lui, possono così continuare l’azione del Battista fissando anche loro lo sguardo su di lui (cf. Eb 12,2). Ma anche Gesù fissa lo sguardo sui discepoli. I suoi occhi sanno vedere, in noi, ciò che è misterioso a noi stessi. Dimorare sotto il suo sguardo fa emergere la verità del nostro nome e apre ad un futuro insospettato, come è stato per Pietro. Ogni giorno, anche oggi, impariamo ad abitare e dimorare con Lui.


Preghiamo
Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.
(dal salmo 26)

SANTO DEL GIORNO

Santa Gianna Beretta Molla

28.04.2014

Gianna nacque a Magenta il 4 ottobre 1922 da Alberto e da Maria de Micheli. Era la decima figlia di una famiglia profondamente cristiana che diede alla luce tredici figli, di cui tre consacrati a Dio e cinque morti in giovane età. Per le precarie condizioni di salute del padre, i Beretta, nel 1937, si trasferirono a Quinto Mare (Genova), dove Gianna poté, nel 1942, conseguire la maturità classica. Frequentando l’Azione Cattolica, fu invitata a partecipare a un corso di esercizi spirituali che segnarono una svolta significativa nella sua vita. In quell’anno morirono entrambi i genitori; Gianna ritornò con i fratelli a Magenta e si iscrisse alla facoltà di Medicina, prima a Milano, poi a Pavia. Laureatasi nel 1949, si specializzò in pediatria.
 
Nel 1952, aprì a Mesero un ambulatorio nel quale impegnò tutte le sue energie fino alla morte, mentre contemporaneamente si dedicava all’apostolato all’interno dell’Azione Cattolica. Aveva inizialmente pensato di svolgere la sua professione di medico in missione, raggiungendo in Brasile il fratello cappuccino, padre Alberto, ma l’incontro con l’ingegnere Pietro Molla cambiò i suoi progetti. Si sposarono l’8 dicembre 1954 e l’esemplare famiglia fu allietata dalla nascita di tre figli. Alla quarta gravidanza si presentarono seri problemi, che Gianna affrontò con fermezza e serenità. Al chirurgo che la sottoponeva ad un intervento disse: “Prima salviamo il bambino! Per me non si preoccupi”. Riuscì a portare a termine la maternità contro ogni parere dei medici; prima del parto disse al marito: “Se dovete decidere fra me e il bambino, nessuna esitazione: scegliete, e lo esigo, il bambino. Salvate lui”.
Il 21 aprile 1962 nacque Gianna Emanuela e il 28 aprile Gianna moriva nella sua casa, a Ponte Nuovo di Magenta. Fu sepolta a Mesero.
 
Il suo caso impressionò profondamente l’opinione pubblica. Papa Paolo VI, il 23 settembre 1973, nell’allocuzione dell’Angelus domenicale, parlò di Gianna Beretta Molla indicandola come esempio di “meditata immolazione” a una società troppo facile a soffocare la vita. Il 24 aprile 1994, Giovanni Paolo II la iscriveva nell’albo dei beati. Durante l’anno santo del 2000, per intercessione della beata, si ebbe un altro miracolo nella Diocesi di Franca (São Paulo, Brasile): una bimba, quarta figlia di una giovane coppia crebbe nel grembo materno, nonostante l’irrecuperabile perdita del liquido amniotico, nascendo perfettamente sana. Dichiarato autentico anche questo miracolo (2003), Giovanni Paolo II ha deciso di proclamare santa Gianna Beretta Molla il 16 maggio 2004.

RITO AMBROSIANO - LUNEDÌ DELLA II SETTIMANA DI PASQUA

Lettura degli Atti degli Apostoli 2, 41-47

In quei giorni. Coloro che accolsero la parola di Pietro furono battezzati e quel giorno furono aggiunte circa tremila persone.
Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.                    


SALMO
Sal 26 (27)

             ®  Nella casa del Signore contempleremo il suo volto.
             oppure
             ®  Alleluia, alleluia, alleluia.

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura? ®

Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario. ®

Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il mio cuore ripete il tuo invito:
«Cercate il mio volto!».
Il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto. ®


VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 1, 35-42

In quel tempo. Giovanni stava là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo sul Signore Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.                   
 

venerdì 25 aprile 2014

PENSIERO E PREGHIERA DEL GIORNO

Nel mondo già brucia il fuoco di Dio

26.04.2014

At 3,12b-16; Sal 64(65); 1Tm 2,1-7; Gv 21,1-14

“…perché sapevano bene che era il Signore”.                        (Gv 21,13)

Nel vangelo di ieri siamo stati invitati, insieme ai discepoli, a recarci in Galilea. Potremmo restare un po’ delusi. Troviamo i discepoli ancora a pescare! Tutto è successo perché tutto restasse come prima? Saliamo anche noi sulla barca…dobbiamo sentire la fatica della pesca, la frustrazione delle reti vuote, dopo tutto quello che abbiamo vissuto a Gerusalemme! Inaspettata e non riconosciuta arriva la voce di Gesù, con quella parola:”Figlioli…” Ad essa corrisponde un fatto: le nostre reti, da vuote, sono diventate improvvisamente insufficienti. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare e, difatti, Gesù copre con la sua voce questa distanza. Con o senza Gesù; tutto cambia. I discepoli, e Pietro per primo, ricevono qui la perfetta guarigione di cui parla la prima lettura. La presunzione, la vigliaccheria, le “ferite” della passione: tutto è assunto, superato e rilanciato. Gesù, per noi, cuoce del pesce sulla brace, ci dà il pane, ci chiama Figlioli. Questo solo ci basta. Questa è la Verità che ci salva. Questo fa gridare di gioia le soglie dell’oriente e dell’occidente.

Preghiamo

Beato chi hai scelto perché ti stia vicino:
abiterà nei tuoi atri.
Gli abitanti degli estremi confini
sono presi da timore davanti ai tuoi segni:
tu fai gridare di gioia
le soglie dell’oriente e dell’occidente             
            (dal salmo 64)

SANTO DEL GIORNO

San Pietro Chanel, sacerdote e martire XIX secolo

26.04.2014

Pietro nacque, nel 1803, a Cuet in Francia. Dopo aver aiutato nel lavoro la sua famiglia, entrò in seminario e fu un allievo esemplare. Celebrò la prima messa a 24 anni. Si dedicò per qualche anno all’apostolato parrocchiale, nella diocesi di Belley, ma la sua grande aspirazione era quella di farsi missionario. Entrò così a far parte della società dei “Maristi”, da poco fondata e, per sua richiesta, fu mandato in una missione della Polinesia, territorio che il papa desiderava affidare a questa famiglia religiosa.
Pietro Chanel giunse alle Isole Figi nel 1837 e sbarcò nella piccola isola di Futuna, dove trovò un terreno ostile al cristianesimo, perché contrastava con i millenari costumi di quella comunità. I successi furono lenti anche perché padre Chanel non conosceva la lingua del luogo ma sui giovani incise non poco l’esempio e l’affabilità del missionario, tanto da convertire anche il figlio del sovrano dell’isola. Questo fatto provocò una forte reazione nel popolo, soprattutto negli anziani, che affrontarono padre Chanel nella sua capanna adibita a chiesa, e lo colpirono a morte.
L’isola di Futuna, in seguito al martirio del missionario, avvenuto nel 1841, quasi immediatamente si aprì al cristianesimo e molti degli abitanti si convertirono. Pietro Chanel fu canonizzato nel 1954. Con lui la società dei Padri Maristi ebbe il primo martire e il quinto continente il suo primo santo.

Lo stesso giorno, si ricorda anche san Luigi Maria Grignon di Monfort, sacerdote, nato il 31 gennaio 1673 a Monfort in Bretagna e morto il 28 aprile 1716.

SANTO DEL GIORNO - VII giorno dell’ottava di Pasqua SABATO IN ALBIS DEPOSITIS

Messa nel giorno:

LETTURA
Lettura degli Atti degli Apostoli 3, 12b-16

In quei giorni. Pietro disse al popolo: «Uomini d’Israele, perché vi meravigliate di questo e perché continuate a fissarci come se per nostro potere o per la nostra religiosità avessimo fatto camminare quest’uomo? Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. Avete ucciso l’autore della vita, ma Dio l’ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni. E per la fede riposta in lui, il nome di Gesù ha dato vigore a quest’uomo che voi vedete e conoscete; la fede che viene da lui ha dato a quest’uomo la perfetta guarigione alla presenza di tutti voi». 


SALMO
Sal 64 (65)

             ®  A te si deve lode, o Dio, in Sion.
             oppure
             ®  Alleluia, alleluia, alleluia.

Per te il silenzio è lode, o Dio, in Sion,
a te si sciolgono i voti.
A te, che ascolti la preghiera,
viene ogni mortale. ®

Beato chi hai scelto perché ti stia vicino:
abiterà nei tuoi atri.
Ci sazieremo dei beni della tua casa,
delle cose sacre del tuo tempio.
Con i prodigi della tua giustizia,
tu ci rispondi, o Dio, nostra salvezza. ®

Gli abitanti degli estremi confini
sono presi da timore davanti ai tuoi segni:
tu fai gridare di gioia
le soglie dell’oriente e dell’occidente. ®


EPISTOLA
Prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo 2, 1-7

Carissimo, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità. Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l’ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto messaggero e apostolo – dico la verità, non mentisco –, maestro dei pagani nella fede e nella verità.            


VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 21, 1-14

In quel tempo. Il Signore Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.           
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Messa vigiliare della Domenica II di Pasqua

LETTURA VIGILIARE
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 7, 37-39a

Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, il Signore Gesù, ritto in piedi, gridò: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: “Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva”». Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui.
             Lode e onore a te, Cristo Signore, nei secoli dei secoli.
             ®Amen.

Seguono le letture della Messa nel giorno della Domenica:
At 4,8-24; Sal 117; Col 2,8-15; Gv 20,19-31

papa francesco catechesi udienza 23 aprile 2014

PENSIERO E PREGHIERA DEL GIORNO

Nel mondo già brucia il fuoco di Dio

25.04.2014
At 10,34-43; Sal 95(96); Fil 2,5-11; Mc 16,1-7

“Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”.                      (Mc 16,7)

Nei racconti di Luca, dei giorni precedenti, Gesù ci “inseguiva” per riportarci nella pienezza, nella verità della sua vicenda. Oggi, nel brano di Marco, Gesù ci precede nell’appuntamento di Galilea, dove tutto era cominciato (At 10,37) e dove tutto ricomincia. Le donne preoccupate della pietra da rotolare, con coraggio entrano nel sepolcro, con paura vedono il giovane con la veste bianca. Da lui ricevono la chiave di lettura:”Il crocifisso è risorto”: Dio ha esaltato quell’uomo giudicato come bestemmiatore (Mc 14,64). Quell’uomo non ha raccontato menzogne su Dio. Davanti a lui il Padre, desidera che noi si pieghi il ginocchio, riconoscendo la buona notizia: Dio ci ama fino al sangue, fino al suo sangue versato per noi. E’ così che egli è giudice, è così che egli ci giudica:”Io darò la mia vita per te, perché tu sei prezioso ai miei occhi (Is 43,4). Il Crocifisso è risorto. Il Risorto è il Crocifisso. Sul suo corpo i segni della “qualità” del suo amore. La Terra trema davanti a lui. Trema e canta davanti alla sua gloria.


Preghiamo

Portate offerte ed entrate nei suoi atri.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti:”Il Signore regna!”.
Egli giudica i popoli con rettitudine.                                     
(dal salmo 95)

SANTO DEL GIORNO

San Marco, evangelista

25.04.2014

Marco aveva due nomi: Giovanni per gli ebrei, suoi connazionali e Marco per i greci. Secondo la testimonianza di Luca (Atti 12,12) nella spaziosa casa di sua madre si radunavano i primi cristiani. Alcuni sostengono che, nella grande sala della loro casa, fu celebrata l’ultima cena e, se fosse stato di loro proprietà anche il podere al monte degli ulivi, come qualcuno sostiene, si spiegherebbe perché alcuni identificano Marco con il giovanetto che fugge via nudo, dopo l’arresto di Gesù. Cugino di Barnaba, con lui, nel 44, accompagnò Paolo nel primo viaggio missionario a Cipro. Giunti però a Perge di Panfilia, Marco abbandonò Paolo e Barnaba e tornò a Gerusalemme. Paolo lo rimproverò apertamente per il suo rifiuto di seguirlo, e non lo prese più con sé nel secondo viaggio (Atti 15,37). Più tardi, ormai pienamente riconciliato, divenne il suo fedelissimo collaboratore e lo troveremo accanto all’Apostolo anche durante la prigionia romana di quest’ultimo.
Fu anche discepolo di Pietro, che lo chiama nella sua prima lettera, “mio figlio” e ne fu anche l’interprete, mettendo per iscritto, in modo semplice, vivace e immediato, quanto aveva visto e udito dall’Apostolo, dando inizio così al genere letterario “vangelo”. Si ritiene, quasi all’unanimità, che quello di Marco sia il primo Vangelo scritto e andrebbe datato tra il 50 e il 60, nel periodo, cioè, in cui era a Roma accanto a Pietro.
La cristologia di Marco è tutta incentrata sul tema della manifestazione del Messia crocifisso: il Messia che rivendica il suo regno divino e il suo essere Figlio di Dio, ma che è nello stesso tempo il servo sofferente, osteggiato dai capi d’Israele e incompreso persino dai suoi discepoli.
Riguardo agli ultimi anni della vita di Marco, la tradizione (vedi Eusebio di Cesarea) lo dice fondatore della Chiesa di Alessandria d’Egitto, dove fu vescovo e dove probabilmente subì il martirio. Da qui il suo corpo fu traslato, nell’828, a Venezia da due mercanti veneziani e divenne, in seguito, emblema dello stato veneto nel simbolo che lo rappresenta, quello del leone.